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lunedì 2 ottobre 2017

La Divina Commedia, i peccati capitali e i social network!

Oggi, Aleteia riprende uno spunto lanciato in una conferenza del 2011 (allora riportata dal The Wall Street Journal, e poi ripubblicata nel 2016 da The Atlantic).  
In quella conferenza veniva proposta una interessante teoria sul rapporto tra i social network e i vizi capitali (immortalati per sempre da Dante).
La tesi venne lanciata da Reid Hoffman, uno dei fondatori di LinkedIn
Secondo Hoffman, il successo o il fallimento dei social network dipenderebbe dal suo legame con uno dei sette vizi capitali. Per esempio, Facebook corrisponderebbe alla vanità, Netflix all’accidia e Tinder alla lussuria. 

Partendo da questa tesi, Robinson Meyer, di The Atlantic, ha proposto quelle che potrebbero essere le possibili relazioni tra i social network più noti e i sette vizi capitali.

Secondo Dante, le anime dei lussuriosi sono costrette a restare per sempre intrappolate in un vento impetuoso che non dà loro tregua. Gli utenti di Tinder potrebbero vivere un’esperienza simile: e cioè, far scivolare il dito a destra nell’applicazione senza mai trovare qualcuno con cui iniziare un rapporto serio.

Le anime dei golosi invece, nel Purgatorio dantesco sono puniti con la pena di patire  la fame e la sete, pur avendo a disposizione i pomi di un albero e un ruscello di fresca acqua. Meyer cita giutamente la pena di Tantalo, che, secondo la tradizione classica, soffrirebbe una pena simile e che, probabilmente, fu di ispirazione al Poeta.
Allo stesso modo, quando giriamo su Instagram ci perdiamo in una quantità straordinaria di immagini di cibi che non possiamo mangiare.

Le anime degli avari sono invece condannate a scontrarsi infinitamente tra loro, spostando enormi massi con il petto. In un modo simile, gli utenti di LinkedIn competirebbero continuamente tra loro per contendersi posti di lavoro.

Ecco la rappresentazione degli avari e prodighi fatta da Giovanni Stradano.




Per quanto riguarda gli accidiosi, Meyer fa riferimento a Netflix, anche se quest'ultimo non è propriamente un social network. Per Meyer, però, Netflix rappresenterebbe un dei modi preferiti, oggi, per perdere tempo, per «procrastinare», come fanno i pigri. Nella Commedia, però -sottoliniamo noi-, i pigri sono una cosa, gli accidiosi, un'altra. Al limite, la «pena» degli utenti Netflix potrebbe somigliare a quella dei pigri dell'Antipurgatorio.

Gli iracondi, nel quinto girone dell'Inferno, sono condannati ad attaccarsi e a massacrarsi a vicenda,  senza che nessuno di loro riesca a prevalere. La pena ricorderebbe quella degli utenti di Twitter.

Gli invidiosi vivono nella continua ansia avere ciò che non abbiamo (ma non è questa la pena dantesca). E questa cosa vale anche per chi segue Pinterest.

Quelli che per Dante sono i superbi, potrebbero essere distinti in orgogliosi e vanitosi.
Gli orgogliosi sono quelli che credono di essere migliori degli altri. Cosa che potrebbe essere rapportata agli utenti di Medium o di altre piattaforme di blogging, i quali riterrebbero di saper dire le cose meglio degli altri.

I vanitosi invece, cioè quelli che hanno un'illimitata (e infondata) fiducia nella proprie capacità di attrazione, ed anche un immenso desiderio di lodi, troverebbero sfogo, secondo Meyer, in Facebook. Qui, infatti, gli utenti possono offrire la migliore versione possibile della propria vita.

Tutta questa tesi risulta simpatica ed divertente.
Però, diciamoci la verità: è un po' stiracchiata!

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